Salendo per la strada che porta a Vinigo dalla strada statale 51 di Alemagna e dall’abitato di Peaio, troviamo un cartello che ricorda le antiche discendenze Ladine di Vinigo appunto ”Vinego Paes Ladin” tradotto in Italiano ”Vinigo Paese Ladino”. Il nome del paese sembra derivi dal latino ”Vicus”(villaggio) come ha scritto Mario Ferruccio Belli nel suo libro ”Borca e Vodo nel Cadore”oppure come scrive invece Maria Teresa Sivieri nella sua pubblicazione ”Vinego Paes Ladin” da Avinius con suffisso ”icu” termine locale derivato da nome di persona latina per mezzo di suffissi.
Tratto dal libro Vinigo nel 900: Sembra sia uno degli insediamenti piu antichi del Cadore anche se non si ha notizia di documenti che riportino date certe in relazione alla sua origine. E’ Situato tra due torrenti: ad ovest Rudan, e ad est Ruinian che dall’Antelao scende attraversando Peaio, e ad est Ruinian le cui acque, provenienti dallo stesso monte, nella loro corsa verso il Boite azionavano un tempo le macine di ben tre mulini situati nei pressi del paese. Questa posizione consente a Vinigo di essere al sicuro da eventuali frane che, difatti, trovano sbocco proprio lungo il corso dei due ruscelli. Nella prima meta’ del 900 il paese era interamente circondato da campi coltivati a frumento, segale, granoturco, orzo, patate, cavoli cappucci….Essi successivamente hanno lasciato il posto ai prati, il cui fieno serviva per nutrire il numeroso bestiame allevato in loco fino agli anni 60/70, e attualmente ai boschi che sempre piu’ si stanno avvicinando all’abitato vista la scarsita’ di braccia capaci di contrastarne l’avanzamento. Per lungo tempo la gente del paese ha tratto il suo sostentamento soprattutto dall’agricoltura, dall’allevamento e dal legname. A queste attivita’ si aggiungevano poi, nei primi anni del 900, quelle dei calderai e dei vetrai che occupavano gli uomini in particolare nei mesi invernali e che li portavano spesso a peregrinare lungo le strade del Friuli e del Trentino. Nella seconda meta’ del secolo scorso, infine, le sempre piu’ numerose occhialerie sorte in vallata hanno finito per diventare, poco a poco, le principali fonti occupazione per la maggioranza dei giovani che hanno cosi’ abbandonato il lavoro dei campi e dei prati per avviarsi ad una professione senz’altro piu’ redditizia. Anche Vinigo, come tutti i paesi del Cadore, ha conosciuto e sofferto l’emigrazione nelle sue varie forme: quella stegionale verso diverse nazioni europee (Repubblica Ceca, Germania, Olanda…..)per quanto riguarda il settore dei gelati(attualmente il fenomeno si e’ notevolmente ridotto e riguarda cinque famiglie soltanto); e quella piu’ definitiva che ha portato molte persone a cercare fortuna oltreoceano negli Stati Uniti, e in Argentina soprattutto. In particolare questo ultimo esodo, accanto alle due guerre mondiali, ha senz’altro sottratto al paese vitalita’, forza e ricambi,dal momento che a partire erano prevalentemente i giovani. Non e’ dunque un caso che che a Vinigo la popolazione sia gradualmente diminuita: dai 359 abitanti del 1929 agli attuali 130 circa.